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ACONITO

MT Pi
Nome botanico: aconitum napellus
Famiglia: ranuncolaceae
Nomi comuni: aconito, aconito napello
Distribuzione: nord Italia


Descrizione botanica e habitat:
Pianta erbacea perenne alta 50-150 cm; fusto robusto, verde lattuga, glabro, con leggera peluria in cima; foglie palmate, divise fino quasi alla basa in 5-7 lobi; fiori blu-viola, generalmente in densi racemi semplici o irregolarmente ramificati; frutto composto da 3 follicoli che si seccano e aprono lateralmente al maturare; semi neri, piccoli, angolosi.
fiorisce da luglio ad agosto. Cresce in boscaglie di altura, boschetti, boschi di ontano, presso argini ombreggiati e ruscelli (600-2600 m).
Sporadica anche coltivata.


Dati etnobotanici:
Fin da tempi antichissimi l'aconito è stato usato in differenti parti del mondo come pianta magica, in medicina e come veleno, sia per gli animali che per gli uomini.
Una leggenda riporta che fosse nato dalla bava del cane infernale a tre teste, Cerbero. Era una della piante sacre a Ecate, la dea greca della magia e della stregoneria, fose impiegata dai suoi seguaci in diverse preparazioni. Dioscoride (De materia medica) e Teofrasto (Historia plantarum) affermano che aveva il potere di paralizzare uno scorpione, mentre successivamente si diffuse la credenza che i semi potessero rendere invisibili. L' uso come veleno era diffuso nell'antica Roma, quando la coltivazione fu limitata proprio per tale motivo.
L'aconito era venerato dalle antiche popolazioni germaniche, che lo consideravano sacro a Thor, dio del tuono e della fertilità.
Si trova nelle ricette della stregoneria europea, soprattutto per gli unguenti ma anche per gli incantesimi. Produrrebbe la sensazione di avere le piume o un abito di pelliccia e ciò (insieme al rallentamento del battito cardiaco) potrebbe aver contribuito all'effetto dei preparati delle streghe, come la sensazione di essere trasformati in animali o di volare. Nel dialetto piemontese la pianta si chiama ciancia d'osta, cioè "racconto dell' ostessa", a indicare un effetto narcotico, come quando ci si addormentava ascoltando i racconti nelle osterie.
Nel passato, l'aconito era somministrato ai cavalli insieme al cibo, prima di venderli, in modo da stimolarli e inebriarli. In questo modo, l'animale sarebbe apparso focoso e quindi la vendita sarebbe stata più facile.
Un particolare uso è quello dagli Ainu del nord del Giappone. Essi usano le radici di una specie di aconito per preparare un veleno (surku-kik) per le frecce con le quali cacceranno ritualmente l'orso. Una specie di acconito (fu-tzu) rientra tra gli ingredienti di una ricetta taoista ideata da un certo He Yan e nota come Hanshi o "polvere dei cinque minerali", comprende anche stalattiti, gusci di ostria ed erbe aromatiche. Con questo preparato "la mente è innalzata e aperta alla chiarezza".
Si usa in Tibet per i problemi cardiaci indotti dai demoni. Nei circoli taoisti di magia sessuale, con l'aconito si prepara una bevanda afrodisiaca. Anche in Cina si usa come afrodisiaco, oltre che contro l'impotenza (per esempio in miscela con cassia, Cinnamomum cassia) e come elisir di giovinezza. Nella fitoterapia moderna, si usa per nevralgie facciali e del trigemino, dolori e infiammazioni causate dal freddo (zona oculare), sciatica, gotta, reumatismi, pertosse, asmadigestiva degli epato-biliari, laringiti, angina, corizza, infiammazioni congestive acute, febbrili (all'inizio) e postumi di emiplegia.




Fitochimica
Tutte le specie di aconito contengono alcaloidi tossici che possono risultare mortali. Troviamo acido aconitinico, aconitina, N-dietilaconitina, ipaconitina, mesaconitina e napellina. I bulbi sono ricchi di un alcaloide diterpenico del tipo aconitina (0.3-2,0%).


Effetti
Produce pizzicore e bruciore a lingua, bocca e gola, formicolio a mani e piedi, capogiri, ronzii, allucinazioni, nausea, vomito, la parola diviene difficile, compaiono convulsioni del volto, dolori al trigemio, paralisi dei muscoli facciali, sensazione di freddo, abbassamento della temperatura corporea, insensibilità, fenomeni di paralisi a braccia e gambe, respiro difficile, fino all'incoscienza e alla morte per paralisi respiratoria o arresto cardiaco.


E' sempre consigliabile approfondire le conoscenza consultando testi specialistici di tossicologia.

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